E' appena passato il Black Friday e siamo già pronti a trascorrere il Cyber Monday.
Oggi, 28 novembre è infatti il Cyber Monday, la giornata totalmente dedicata allo shopping online alla ricerca dei vantaggiosi sconti presenti nei principali siti del commercio online.
Ma in giornate come queste o, ad esempio durante il periodo delle feste natalizie ormai alle porte, siamo proprio sicuri che saranno giorni “felici” per tutti?
Scopriamo di seguito tutti i retroscena dell’e-commerce a 5 stelle
Per realizzare un servizio di e-commerce efficace è indispensabile prestare attenzione ad alcuni aspetti principali come creare un sito chiaro e dall’acquisto immediato, garantire la disponibilità dei prodotti, assicurare pagamenti e spedizione sicure, postare sui social le novità dei prodotti in vendita, proporre sconti e offerte vantaggiose e altre piccole ma importanti attenzioni già descritte in un nostro precedente articolo.
Ma, a quanto pare tutto questo non è abbastanza e per garantire un servizio che rispetti i tempi e le richieste dei clienti sembra si debba ricorrere ad altre strategie a discapito di chi lavora dietro le quinte dei colossi dell’e-commerce come Amazon o di grandi catane di abbigliamento come HM per cui bisogna però precisare che si affida ad una azienda esterna, la XpoLogistics per la gestione della logistica che, a sua volta, commissiona il lavoro (in Italia) alla Easy Coop, cooperativa di servizi “specializzata in processi di terziarizzazione dei magazzini”, a cui la multinazionale della logistica ha dato in appalto la gestione della manodopera.
Inoltre, navigando su internet si scoprono diverse testimonianze di dipendenti di altre aziende che descrivono ambienti di lavoro all’insegna dello stress e della mancanza dei diritti fondamentali dei lavoratori.
Riportiamo di seguito solo alcune delle testimonianze dei dipendenti di Amazon che lavorano dietro le quinte che potete trovare voi stessi semplicemente facendo una semplice ricerca su Internet.
I dipendenti, stando alle testimonianze, sarebbero incoraggiati a lavorare senza rispettare un orario fisso e non di rado sono in ufficio anche fino a tarda sera o nei fine settimana.
C’è chi dice di aver ricevuto email a mezzanotte, seguite da sms di sollecito per la risposta immediata.
Durante l’orario di lavoro viene conteggiato anche il tempo passato in bagno.
La competizione è spinta all’estremo e tutti sono tenuti ad esprimere feedback dei colleghi in maniera fin troppo schietta. Quello che doveva essere un meccanismo meritocratico si è gradualmente trasformato in un fenomeno di isolamento al limite del mobbing.
E ancora, alcune testimonianze di chi lavora nei magazzini italiani di HM
Alle 4 del mattino entrano gli addetti al picking e al sorting” ovvero gli addetti alla raccolta (picking) dei pezzi che compongono le ordinazioni e coloro che li devono smistare (sorting). “Ti danno un rotolino con tutte le etichette che identificano i pezzi, ogni rotolino è una missione. Lo ‘spari’ con il lettore ottico, un computer registra chi sei e a che ora hai cominciato. Poi parti col tuo carrello”. L’etichetta dice dove si trova il pezzo e indica un numero di serie: “Sono tredici cifre, anche una sola cifra diversa significa che hai preso il pezzo sbagliato e devi andare a cercare quello giusto”. Qui non ci sono lettori ottici, “ti cavi gli occhi a confrontare quei numerini e guai se sbagli”.
I pezzi vanno messi in quattro ceste, secondo un certo simbolo stampato sull’etichetta. Una “missione” da 130 pezzi va completata in 25 minuti, quella da 160 al massimo in 40 minuti: “Ti controllano i tempi, se tardi ti dicono che non lavori bene. E rischi che quando scade il contratto non te lo rinnovano”. Infine il carrello va portato al sorting, dove i pezzi saranno smistati alle postazioni dove ogni singola ordinazione viene verificata e impacchettata (e questo è il packing, che attacca a lavorare intorno alle 6 del mattino). “Dobbiamo sbrigarci prima con le ordinazioni per la Svizzera, i camion devono arrivare alla dogana entro le 10. Poi tutte le altre”. Infine comincia il ricevimento, cioè scaricare e immagazzinare le merci in arrivo.
“Missioni”, carrelli e pacchi continuano tutto il giorno, almeno finché ci sono ordinazioni da evadere. Ogni giorno la stessa lavoratrice può essere spostata qua e là, un po’ raccogliere, un po’ confezionare, un po’ compattare scatoloni vuoti o riordinare i carrelli. Quando l’orario si allunga ci sono pause per pranzo e cena: “Ci portiamo il cibo da casa, non abbiamo i ticket per la mensa aziendale”.
Il ritmo del lavoro dipende dal flusso delle ordinazioni. Di conseguenza, anche l’orario è imprevedibile.
Ma se quanto sopra riportato è vero o si avvicina anche solo velatamente alla realtà, ci si chiede perché accade?
Perché alcuni siti di e-commerce assicurano spedizioni ultra rapide e tempi di consegna che fanno un baffo alla velocità di bip bip e che per essere rispettate richiedono, a quanto pare, un lavoro decisamente duro che ricade unicamente sulle spalle degli operai.
In una ricerca pubblicata da L’Espresso, risulta che in un minuto vengono fatte 228 consegne, che fanno 13.600 all’ora, 328 mila e 700 al giorno. Nel 2016 gli acquisti digitali di beni materiali, in Italia, sono stati più di 120 milioni: un inarrestabile pulsare di clic che crescono del 30 per cento all’anno, a 75 euro in media a scontrino.
Quel che ci viene da pensare è che nell’attendere che dai piani alti di questi grandi colossi possa cambiare qualcosa nella gestione del proprio personale forse potremmo fare qualcosa noi acquirenti come ad esempio evitare di richiedere spedizioni e consegne in 24h. Certo una persona non fa la differenza ma se tutti facessero delle richieste temporali “sensate” almeno per ora si potrebbero evitare lavori all’insegna principalmente dello stress a molti dipendenti.
Di una cosa siamo certi, i clienti che si sono affidati a Sublima non solo per il gestionale della propria azienda ma altresì per la realizzazione dell’e-commerce offrono indubbiamente prodotti a prezzi vantaggiosi, pagamenti sicuri e ottimi tempi di spedizione senza pesare sulle spalle dei propri dipendenti